Ultimo Capitolo
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I tre SUV, pattugliavano le strade del quartiere residenziale.
Erano le tre del mattino, e tutto sembrava tranquillo.
Da alcune finestre, si intravedevano le luci delle TV accese, ombre di gente seduta in poltrona che legge, guarda la tv; benchè l’ora sia decisamente tarda.
In una villetta, una coppia stava percorrendo il vialetto che portava all’ingresso, tenendosi per mano e soffermandosi ogni due passi per baciarsi.
Emily li guardò...
Un po’ gelosa della normalità di cui poteva godere quella coppia, un po’ gelosa del fatto che potessero tranquillamente rientrare in casa, mano nella mano, dandosi un bacio dopo l’altro; senza temere attacchi, rimproveri, non tanto esterni alla coppia, quanto interni.
Quanta esitazione aveva avuto Aaron prima di sfiorarle le labbra quella mattina?
Quanto aveva ragionato, prima di invitarla a casa sua, prima di sfiorarle il viso...
Lui, aveva abbattuto tutte le sue barriere, sfiorandole le labbra, lei era andata oltre, non lasciandolo scappare ancora una volta e facendo sì che entrambi si abbandonassero ad un bacio dolce, delicato e libero da qualsiasi freno imposto dal cervello e dalle regole.
Mentre era immersa nei suoi pensieri, venne destata nel notare che l’auto guidata da Morgan era ferma.
-Guarda!- le disse il collega
-Station wagon, e adesso capisco perchè ha lasciato del terriccio sul luogo del rapimento, non la parcheggia sul vialetto, ma sul prato!- Disse Morgan
-C’è la luce accesa nel semi interrato- disse Emily
-aspetta qui! Vado a vedere!- disse Morgan
–Chiama gli altri e la Swat-
Emily, questa volta, fece ciò che le era stato detto, chiamò il team e la Swat, ed attese in auto.
Iniziava a sentire dolore alle spalle, alla testa… ad articolazioni che non sapeva di avere.
Morgan tornò all’auto di corsa.
-Bingo!- disse
-hai visto Aaron? Sta bene?- chiese Emily
-No! Hotch non l’ho visto, ma quello è sicuramente il nostro uomo. Il semi interrato è tappezzato di scritture in stile gotico in quella che io definisco latino, ci sono statue ed immagini di satiri, di gente dannata, e ci sono rappresentazioni di Caronte, Minosse e altre creature orribili- disse Morgan
Arrivò la Swat, fece irruzione, ma di Hotch, non vi era traccia.
<<la dannazione del Signore si abbatterà su i peccatori nel giorno del giudizio! Noi, puri di spirito e di Animo, dobbiamo contribuire nel trovare i peccatori e consegnarli alla giustizia divina>> gridava l’uomo mentre veniva portato via.
-lui stesso, per quanto studioso e rispettoso della dottrina, ha comunque commesso un errore- disse Reid ad Emily che era al suo fianco con Rossi e JJ
-vedete, nella seconda parte della frase ritrovata sul Computer di Glandies, Minosse ammonisce Dante, dicendogli di non farsi ingannare dall’ampiezza e dalla grandiosità dell’ingresso degli inferi –
Il team osservava Reid, indeciso se lasciarlo proseguire o zittirlo.
-Secondo alcune interpretazioni, questa frase di Minosse, si rifà ad un ammonimento che Cristo fece ai suoi discepoli; in Matteo 8-13 Cristo dice ai discepoli di non percorrere la strada larga e in discesa, che porta alla perdizione, ma di percorrere la strada tortuosa ed in salita, che porta alla salvezza- (*)
Dopo questa delucidazione di Reid, il team rimase in silenzio per qualche istante
...-Andiamo a cercare Hotch!- disse improvvisamente Rossi.
Dal fondo della proprietà, un agente della SWAT, gridò improvvisamente
<<l’ho trovato! Mandate un’ambulanza!>>
Emily si avvicinò al corpo svenuto di Aaron, era coricato sul pavimento di assi grezze del capanno degli attrezzi!
Era svenuto, e perdeva sangue dal lato della bocca, da dove Jimmy lo aveva colpito quella mattina.
L’ambulanza lo portò via, ed Emily non potè fare altro che guardarlo allontanarsi.
-tranquilla!- le disse JJ avvicinandosi
-è svenuto a causa di delle scosse provocate dal teaser, ma per il resto sembra stare bene- continuò JJ.
-Facciamo così, io ti porto in ospedale, dove ci rimani fino a domani mattina, e domani ti vengo a prendere e ti porto nell’ospedale dove è ricoverato Hotch- disse ancora JJ.
Era mattina inoltrata quando Emily si svegliò, era libera dai fili che la legavano alla macchina per i parametri vitali.
Non c’era JJ al suo risveglio, ma c’era Aaron.
-Ehi! Tu!- le disse lei
-Ehi! Tu!- le rispose Aaron
- Com’è che sei già fuori?- chiese Emily
- Mi hanno dimesso stamattina alle otto, ho la pelle durissima io!- rispose Aaron.
-Dai, preparati, che ti accompagno in ospedale, andiamo da Jimmy! – disse ancora Hotch
Aaron fermò l’auto fuori dalla struttura sanitaria dove era stato trasferito James.
Era un bel posto, per essere un ospedale, vi era un grande giardino con panchine e fontane.
Emily fece per scendere dall’auto, quando si fermò e guardò Aaron.
-non vieni con me?- Chiese, quasi impaurita, come una bambina al primo giorno di scuole, che chiede alla mamma di accompagnarla in aula.
-No! Sono sicuro che sai affrontare questa situazione da sola. Lo devi fare! Sia per te che per James. Quando uscirai, io sarò qui. Vado solo a fare una commissione, e poi avremmo tutto il week-end per noi.- le disse dolcemente Aaron.
Emily esitò abbastanza sulla porta dell’ingresso della strutture ospedaliera.
E se Jimmy non avesse voluto più vederla?
Se fosse ancora arrabbiato con lei?
Raccolse il coraggio ed entrò, un’infermiera minuta e gentile, le sorrise dicendole che James la stava aspettando nel salottino.
-Ciao- disse timidamente Emily
-Ciao!- le rispose agilmente James alzandosi.
-Siediti, avevo proprio voglia di fare due parole con te! Hanno iniziato a darmi le medicine in prigione, e mi hanno spiegato che mi hanno cambiato la tipologia di medicine, poiché le altre non erano indicate a me. E’ per quello che ho smesso di prenderle!-
-James … io…- abbozzò Emily
-Non dire nulla. Quando mi hai portato in ospedale, anni fa, ero arrabbiatissimo! tu mi avevi tradito. Le medicine avevano poi iniziato a fare effetto, ma io ero sempre arrabbiato con te. Anche ieri mattina, ero arrabbiatissimo!-
- e adesso?- chiese Emily.
-Adesso, ho capito che io mi devo curare, che le medicine mi servono per stare bene. E che se io mi curo, anche chi mi è intorno sta bene. Tu, negli anni, ti sei allontanata, ma sono io che ti ho allontanato. Sai, l’agente Hotchner mi ha detto...-
-Hai parlato con Hotch?- Chiese Emily incredula
-Si! È lui che mi ha trasferito all’ospedale questa mattina. Mi è venuto a prendere. E’ lui che ha parlato con i medici per variare la terapia. Mi spiace di averlo colpito! E’ una brava persona, ti meriti di essere felice.-
Concluse Jimmy.
James, si alzò dal divanetto e si diresse verso le stanze dei degenti.
-Se ogni tanto, tu e l’agente Hotchner volete venirmi a trovare...-
Emily, rimase seduta per qualche secondo, ancora incredula delle cose che le aveva detto Jimmy.
Si alzò e si diresse verso l’uscita, sicura di trovare Aaron ad aspettarla, ormai era pomeriggio, e come solitamente accade durante le giornate di sole invernali, benché fosse presto la temperatura stava calando rapidamente, e il sole si stava allontanando rendendo il pulito e freddo cielo invernale di colori e tonalità affascinanti.
Uscì in strada, ma di Aaron non vi era traccia.
Emily si guardò intorno incredula, cercando con lo sguardo l’auto di Hotch.
Nulla!
Dopo qualche minuto, l’auto di Aaron, arrivò veloce, si fermò giusto il tempo di far salire Emily e ripartì veloce.
-Dov’eri finito?- chiese Emily.
-Hai parlato con Jimmy? Ha capito il tuo gesto? -
- Sì!- disse la ragazza.
-ha capito la mia scelta! Sia quella di oggi, che quella che avevo fatto in passato- Disse Emily sorridendo.
-Adesso che facciamo?- chiese Aaron.
-Se non ti dispiace, avrei bisogno di andare a casa. Sono stati giorni abbastanza complicati.- gli rispose dolcemente la donna.
Hotch si limitò ad annuire e continuò a guidare.
Emily aprì lentamente la porta di casa e gettò stancamente la borsa su una sedia.
Si sentiva esausta, voleva tranquillità.
Per un weekend voleva dimenticarsi del suo lavoro e stare con Aaron, soltanto questo.
Hotch sarebbe arrivato da lì a breve, stava parcheggiando la macchina.
Emily si accoccolò sul divano e chiuse gli occhi.
Erano successe tante cose, troppe forse per così poco tempo. Le immagini si mischiavano nella sua mente, aveva bisogno di dormire.
James…
E ora, Aaron…
Passato e presente.
E molto probabilmente anche futuro.
Già, il futuro.. come sarebbe stato? Lei e Aaron sarebbero diventati qualcosa di più che semplici colleghi? Le premesse c’erano, e Hotch sembrava essersi sciolto con lei.
Era una cosa che non regalava a nessuno.
Emily sprofondò nel cuscino, era stufa di pensare.
La porta si aprì producendo un lieve rumore.
Aaron gettò un’occhiata nella direzione della donna, Emily si alzò e gli andrò in contro:
-Stai bene?- sussurrò mentre indicava i graffi sul suo volto.
-Non è nulla di grave. Guarirò.- le rispose, mentre estraeva un pacchetto dalla borsa che teneva in mano.
Lo porse a Emily, che era visibilmente imbarazzata.
Scartò lentamente l’involucro che lo conteneva e si trovò a rigirare tra le mani Il Paradiso di Dante Alighieri.
Era della stessa edizione dell’Inferno e del Purgatorio che campeggiavano sulla libreria alle sue spalle.
Ecco perché aveva fatto tardi all’uscita dalla clinica.
Sorrise così tanto da illuminare l’intera stanza, che era piombata nel buio a causa di un temporale che si stava apprestando ad arrivare.
Mentre sistemava il libro in bella vista, accese la radio che inondò il silenzio che li circondava con la canzone che avevano ascoltato qualche sera prima, quando tutto era cominciato.
If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me
And just forget the world?Emily si sedette sul divano e Hotch la imitò.
-Hai fame?- gli chiese.
-No.- rispose laconico.
Emily, si alzò in piedi, e si diresse verso la grande vetrata che si affacciava su Washington D.C. . in lontananza, l’Obelisco e il Campidoglio ben illuminati.
Si soffermò a guardare quei palazzi, quel cielo che da sereno si stava trasformando in nuvoloso, guardava i rami spogli degli alberi, che erano scossi leggermente dal freddo vento che si stava alzando sulla città.
- Non voglio svegliarmi ed essere ancora là, legato e immerso nel buio. Non voglio restare solo e non voglio avere paura di non rivederti.- le disse quasi sottovoce, avvicinandosi a lei.
Forget what we're told
Before we get too old
Show me a garden
That's bursting into lifeIl cuore di Emily iniziò a battere all’impazzata: le prese la mano e la strinse forte.
Sapeva che era contro le regole del Bureau, le relazioni tra colleghi erano severamente vietate. Ma in quel momento Aaron aveva dimostrato di poter superare queste barriere, se era pronto lui, di certo lei non avrebbe frenato il loro rapporto.
Hotch la baciò dolcemente, mentre la stringeva a sé e la avvolgeva nella coperta.
All that I am
All that I ever was
Is here in your perfect eyes
They're all I can seeLa fissò intensamente negli occhi e capì che era arrivato il momento di tornare a vivere. Aveva vissuto nel Limbo per troppo tempo, doveva abbattere quella porta.
-Se mi stendessi qui, lo faresti con me… e ti dimenticheresti del mondo?- gli sussurrò Emily.
Hotch le diede un bacio sulla fronte e si addormentarono così, in una notte dove il temporale scatenava l’inferno là fuori, mentre loro avevano appena trovato il cammino da percorrere per il paradiso.
<<lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d'alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.>>(*)
<<il duca ed io, attraverso quel cammino nascosto,
ed essendo vicini alla meta,
non avemmo cura più di alcun riposo,
salimmo su egli primo ed io secondo,
tanto che io vidi di quelle cose belle
che portano al cielo, attraverso "un pertugio tondo"
E quindi uscimmo a riveder le stelle>> (*) (*) “LA DIVINA COMMEDIA”
di Dante Alighieri Antologia di canti a cura di Stefano Jacomuzzi Ed. SEI Torino 1991